Firenze riscrive l’hôtellerie italiana: le nuove aperture, gli investimenti globali e cosa aspettarsi dal 2026

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Nel giro di pochi anni Firenze è passata dall’essere una città con pochi indirizzi iconici e consolidati a un laboratorio dove le grandi catene internazionali, le collezioni indipendenti e gli alberghi di proprietà familiare riscrivono la mappa dell’ospitalità italiana. Il 2025, in questo senso, ha funzionato come linea di demarcazione: da un lato l’arrivo di brand globali che hanno portato un nuovo modo di vivere l’hotel, dall’altro il rafforzamento di una scena locale che non si limita più al perimetro del centro storico.

Le nuove aperture del 2025 – The Hoxton Florence, Collegio alla Querce, W Florence, The James Suite Hotel 1564 nel panorama cittadino – sono il punto di partenza per capire cosa succederà nel 2026, quando progetti come Borgo Pignano Florence e Palazzo Morrocchi andranno a ridisegnare ulteriormente la geografia del lusso fiorentino.

Le nuove aperture del 2025

The Hoxton Florence è l’emblema della nuova ondata internazionale. Aperto nella primavera 2025, è il secondo indirizzo italiano del brand dopo Roma: 161 camere distribuite fra un palazzo tardo-rinascimentale e un edificio progettato negli anni Ottanta da Andrea Branzi, con interni che mescolano riferimenti all’arte fiorentina, design anni Sessanta e una certa rilassatezza cosmopolita. L’offerta ruota attorno al ristorante di ispirazione costiera e al grande giardino, ma soprattutto a Enoteca Violetta, wine bar di quartiere aperto ogni sera, con una forte attenzione a vini naturali, piccoli produttori e una clientela mista di ospiti e fiorentini.

A nord del centro, sulle colline che guardano Firenze dall’alto, Collegio alla Querce si è imposto fin dalla primavera come una delle aperture più osservate della città. L’Auberge Resorts Collection ha trasformato un ex collegio ottocentesco, già villa del Cinquecento, in un resort di 83 camere e suite, con una grande residenza privata, giardini terrazzati, cappella e teatro. Il complesso, affacciato sui tetti della città e sui vigneti del Chianti, lavora su più registri: un ristorante principale, una sala da pranzo vetrata per l’all day dining, un bar e cigar lounge ricavato nell’ex ufficio ammissioni, un pool bar immerso tra ulivi e querce. L’impressione è quella di una casa di campagna traslata in ambito urbano, pensata per chi vuole stare a distanza di sicurezza dal centro, continuando però a farne parte.

Sul fronte della mixology, il passo più significativo è stato quello compiuto dal gruppo Manfredi con il The James Suite Hotel 1564 e la nascita del 1564 Lounge Bar, progettato come estensione liquida dell’hotel, che porta in città uno dei grandi nomi della miscelazione italiana e internazionale, ovvero Matteo Zed, che ha fin da subito dimostrato di capire la città con una prima carta intitolata attorno ai “tredici misteri fiorentini”, una sequenza di cocktail che cita episodi, simboli e personaggi della città, dal Chianti Martini alle variazioni su vermut, amari e distillati italiani.

The James Suite Hotel 1564 (2)
The James Suite Hotel 1564

In parallelo, W Florence ha portato la grammatica del lifestyle alberghiero internazionale: camere dal taglio contemporaneo, un uso spinto degli spazi comuni e, soprattutto, una proposta gastronomica pensata a più livelli. Al piano terra c’è Tratto, progetto sviluppato con il team di Trattoria Contemporanea a Como, che reinterpreta il repertorio, mentre grande curiosità ruota intorno alla prima insegna italiana di Akira Back, lo chef coreano-americano che ha costruito una rete di quasi trenta ristoranti fra Asia, Americhe ed Europa. A Firenze proporrà la sua cucina “new Asian”, basata su un incrocio fra tecniche giapponesi e sapori coreani, in un contesto che parla la lingua globale dei W Hotels. L’apertura, prevista proprio in questi giorni, è uno dei segnali più chiari di come la città continui ad attrarre i grandi nomi internazionali della ristorazione, come già fu a suo tempo per Paulo Airaudo, che proprio pochi giorni fa ha preso la sua prima stella italiana in un altro hotel fiorentino di recente apertura, il Gemma.

Nuovo Una Stella -Paulo Airaudo
Paulo Airaudo

I riconoscimenti

Nel 2025 Firenze ha consolidato la propria presenza nella geografia internazionale dell’ospitalità grazie a due riconoscimenti che, letti insieme, raccontano la doppia anima del sistema alberghiero cittadino: da un lato le grandi strutture capaci di muoversi con sicurezza sul palcoscenico globale, dall’altro il valore crescente delle realtà indipendenti che interpretano la città come un organismo vivo. Il Four Seasons Hotel Firenze ha conquistato il nono posto nella classifica The World’s 50 Best Hotels 2025, confermandosi nell’élite mondiale con un risultato che conferma la solidità del suo modello, basato su un rapporto calibrato tra monumentalità architettonica, cura botanica del parco e un’impostazione di servizio che negli anni ha definito un benchmark cittadino.

Pochi mesi prima un altro riconoscimento ha dato visibilità all’altra metà dell’ecosistema fiorentino: Claudio Meli, general manager di THE PLACE Firenze, è stato nominato Hotelier of the Year 2025 durante la Virtuoso Travel Week di Las Vegas, premio che celebra non solo la qualità della direzione ma un modo di intendere l’ospitalità radicato nella città, capace di trasformare una struttura da venti camere in un riferimento internazionale.

L’espansione dei gruppi fiorentini fuori Firenze

Se dentro i confini cittadini il 2025 ha segnato un cambio di passo, è fuori Firenze che si misura la capacità dei gruppi locali di esportare un certo modo di intendere l’ospitalità. Il primo a farlo in maniera esplicita è stato il gruppo Ferragamo con Portrait Milano: inaugurato a fine 2022, il progetto ha trasformato l’ex seminario arcivescovile in Corso Venezia 11 in un nuovo polo che unisce hotel, ristorazione, retail e una piazza interna aperta alla città. È stato il passaggio con cui la Lungarno Collection ha smesso di essere percepita come realtà legata soltanto all’asse Arno–Roma, affermandosi come player capace di intervenire nel cuore del quadrilatero della moda milanese.

Da lì in poi la traiettoria si è allargata ad altri protagonisti. Il gruppo Calimala, costruito a partire dall’hotel nel centro storico fiorentino, nel 2025 ha scelto Porta Venezia, a Milano, come primo banco di prova esterno: l’apertura di Calimala Milano in via Melzo, con il progetto architettonico di Alex Meitlis e un uso intensivo di rooftop, terrazze e spazi ibridi, porta in Lombardia un certo modo di intendere l’hotel come luogo di socialità continua, non confinato al perimetro delle camere.

Calimala Milano
Calimala Milano

Un discorso analogo riguarda Collezione EM, che negli ultimi anni ha lavorato su una costellazione di indirizzi che vanno dal Grand Hotel Minerva e dal Brunelleschi a Firenze al Violino d’Oro a Venezia, boutique hotel di 32 camere a pochi minuti da San Marco, fino a Pensione America a Forte dei Marmi, riaperta nel 2025 dopo un restauro che ne ha preservato l’immaginario balneare della Dolce Vita. La famiglia Maestrelli utilizza Firenze come base e come lessico, ma il campo d’azione ormai è chiaramente nazionale.

Le nuove aperture del 2026

Il 2026 prende le mosse da questo contesto e lo porta su un terreno ancora diverso: quello del retreat urbano, degli alberghi-parco e delle residenze storiche che diventano dispositivi complessi, a metà fra villa privata, resort e hotel di città.

Borgo Pignano Florence, tra le aperture più attese del 2026, è la nuova declinazione urbana della storica tenuta tra Volterra e San Gimignano, che segna l’ingresso della proprietà nel panorama cittadino dopo anni in cui il brand è stato identificato con la campagna toscana. Il progetto prende forma sulla collina di Montughi, una delle aree residenziali più tranquille della città, dove un’antica villa è stata sottoposta a un restauro integrale che ha preservato gli elementi architettonici originari: i colonnati scolpiti, le volte, la grande scalinata in pietra che introduce al corpo principale. Attorno, un parco di cinque ettari disegna un margine verde inatteso, fatto di alberi secolari, vialetti e terrazze che guardano Firenze dall’alto.

La struttura ospiterà trentadue camere e suite distribuite tra la villa e quattro edifici minori immersi nel giardino, tutte caratterizzate da soffitti a cassettoni, altezze generose e ampie vetrate che affacciano sull’orto e sulla piscina esterna, una vasca di trenta metri che diventa il centro visivo del complesso. Per chi cerca maggiore riservatezza è prevista Villa Sosta, una dipendenza con cinque camere, giardino privato e piscina dedicata, pensata per soggiorni più lunghi o per piccoli gruppi.

La ristorazione costituisce un altro asse portante del progetto. Il ristorante principale, Essenza, sarà affidato a Stefano Cavallini, mentre Cedrus, aperto nella bella stagione, occuperà una porzione del giardino, configurandosi come spazio più conviviale e informalmente elegante. Il fil rouge resta lo stesso della tenuta originale: attenzione alle materie prime, lettura contemporanea della cucina toscana e un’idea di ospitalità che si misura più con i ritmi del luogo che con la performance.

Nelle parole del maître de maison Piero Magrino, il nuovo Borgo Pignano Florence vuole essere un’oasi di quiete a pochi minuti dal centro storico, un luogo capace di mantenere intatta la propria identità rurale pur confrontandosi con la scala urbana. Una sintesi che, se riuscita, potrebbe introdurre a Firenze un formato inedito: il resort verde innestato nel tessuto cittadino, pensato per una generazione di viaggiatori che alterna la necessità di un rifugio alla volontà di restare dentro il perimetro culturale della città.

Altro tassello importante in arrivo è Palazzo Morrocchi. L’edificio in via Cavour, legato alla storia dei Macchiaioli e da tempo frammentato in destinazioni diverse, è stato ricomposto in un unico hotel a cinque stelle gestito dalla Stanley Collection. Con le sue 41 camere, di cui 10 suite, affreschi restaurati, spazi comuni ripensati e un’offerta di ristorazione che punta a servire tanto gli ospiti quanto la città.

Infine, grande è l’attesa per Capella Hotels & Resorts, che prepara il suo ingresso europeo proprio a Firenze, con un progetto che trasforma un vasto complesso storico tra via San Gallo e l’area di San Lorenzo in una nuova destinazione urbana di alta gamma. Il sito, che nei secoli ha ospitato gli antichi conventi di Sant’Agata, San Clemente e Santa Lucia di Camporeggi prima di diventare ospedale militare, viene reinterpretato attraverso un restauro architettonico firmato dagli studi Rpa e De Vita & Schulze, con interni progettati da Liaigre.

Il nuovo Capella Florence includerà circa 89 camere, di cui 33 suite, oltre a dieci residenze private. L’offerta gastronomica dovrebbe prevedere due ristoranti distinti – uno dedicato alla cucina toscana contemporanea e uno concepito come omakase giapponese – affiancati da un rooftop bar e da uno speakeasy wine-vault ricavato nelle preesistenze sotterranee. Una clubhouse riservata agli ospiti e una spa di circa 600 metri quadrati completano un’operazione che unisce eredità monumentale e visione internazionale, inserendo Firenze nel network di uno dei gruppi più distintivi dell’ospitalità asiatica contemporanea.

L’articolo Firenze riscrive l’hôtellerie italiana: le nuove aperture, gli investimenti globali e cosa aspettarsi dal 2026 è tratto da Forbes Italia.

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