Ecco sei vini rossi contemporanei da mettere in carta e in cantina
Beviamo meno vino, soprattutto rosso. L’Oiv (Organizzazione internazionale della vigna e del vino) stima che il consumo mondiale nel 2024 sia sceso a 214,2 milioni di hl (−3,3% sul 2023), il livello più basso dal 1961. Il trend discendente è in atto da anni e riguarda in modo particolare i rossi, la cui domanda è calata sensibilmente nell’ultimo ventennio rispetto a bianchi e rosati.
In parallelo, il consumatore cerca tenuità, alcol moderato, tannino gentile: lo confermano la crescita del no/low e il successo delle categorie “chillable reds”, rossi leggeri da servire freschi, adottati dai wine bar e dalle carte fine dining come risposta ‘contemporanea’ ai gusti di Gen Z e giovani millennial.
Volumi in calo, valori più resilienti
Nel commercio internazionale del vino i volumi continuano a scendere, ma il valore resta più stabile, sostenuto da prezzi medi record e da un effetto mix favorevole. Lo stesso vale per il mercato interno: anche nella gdo italiana 2024 i volumi del vino fermo sono arretrati del -3,4%, ma il valore ha registrato un lieve segno positivo (+0,8%, circa 1,9 miliardi €). Se si allarga il perimetro includendo anche gli spumanti, il quadro resta simile: valore complessivo attorno a 3,05 miliardi € (+0,6%), con volumi in calo di circa -2%.
In pratica, non sono più bottiglie vendute a sostenere il mercato, ma il prezzo medio e il peso crescente di Doc/Docg e Igt, mentre i vini comuni flettono. La contrazione colpisce soprattutto i rossi, meno bianchi e rosati, e si accompagna a una forte polarizzazione: discount e private label avanzano, l’entry level non a marchio arretra. Nel frattempo, i monitor Nomisma segnalano nel primo semestre 2025 timidi segnali di ripresa, trainati in particolare dagli spumanti. In sintesi, il segmento premium e super-premium patisce meno della fascia bassa. È la fotografia che emerge dagli ultimi rapporti Oiv e Iwsr: la premiumisation continua, pur senza riuscire ad arrestare il calo dei volumi.
Sei rossi “contemporanei” da mettere in carta e in cantina
Rottensteiner – Vigna Premstallerhof, St. Magdalener Classico (Schiava con Lagrein) – Alto Adige
St. Magdalener di finezza archetipica: ciliegia croccante, erbe di montagna, tatto setoso, scorrevolezza naturale. La parcella Premstallerhof è condotta secondo filosofia biodinamica; l’affinamento è parte in botte grande. In carta lo posizionerei come “altoatesino da servire a 14–15°C”: conquista chi chiede un rosso leggero ma serio. Finestra di beva: ora–6/8 anni (le migliori annate vanno oltre).
Ripa della Volta – Valpolicella (Valpantena) – Veneto
Valpolicella di quota (300–600 m) con Corvina in primo piano: ciliegia rossa, spezia gentile, tessitura sottile e ritmo acido-salino che invita al sorso. È la lettura più “nordica” della denominazione: autentica, senza sovrastrutture dolci. Posizionamento: premium “gastronomico” per cucina contemporanea. Evoluzione: 5–8 anni nelle versioni Superiore.
Girolamo Russo – Etna Rosso “’A Rina” – Sicilia
Etna come idea di verticalità: Nerello Mascalese (con quota di Cappuccio), suoli vulcanici sabbiosi, 650–800 m s.l.m.; profilo rosso-agrumato, cenere, sale, tannino fino. È il rosso mediterraneo più “alpino” d’Italia. Posizionamento: premium ambitissimo in enoteche e fine dining. Evoluzione: 8–12 anni con splendida trama terziaria.
Curtomartino – Terracava, Gioia del Colle – Puglia (Primitivo)
Il Primitivo anti-stereotipo: frutto nero nitido, freschezza dell’altopiano murgiano, tannino levigato più che massivo. Niente dolcezze di stile: è dritto, saporito, contemporaneo. Posizionamento: premium pugliese per carta moderna; evoluzione: 5–7 anni.
Podernuovo a Palazzone – Spiridio (Sangiovese) – Toscana Igt
Sangiovese snello e luminoso (13,5% vol dichiarati), frutto rosso croccante, acidità viva, tannino giovane e succoso. È il volto moderno di una zona meno iconica, gestito con intelligenza di stile; perfetto in by-the-glass premium e come “educatore” per chi associa il Sangiovese solo a trame più estrattive. Evoluzione: 5–7 anni verso floreale secco e arancia amara.
Perché questi vini funzionano oggi
Prima di tutto per la loro trasparenza territoriale: parlano il linguaggio del luogo senza artifici tecnici, restituendo nel bicchiere l’identità di un terroir preciso.
In secondo luogo, offrono una bevibilità nuova, fatta di alcol contenuto, tannino educato e acidità lineare: rossi che si possono persino rinfrescare e che reggono a tavola dall’aperitivo ai piatti principali senza mai stancare, in linea con la tendenza urbana dei chillable reds. Infine, non vanno confusi con vini effimeri: la loro leggerezza non esclude l’invecchiamento. Quando ci sono succo, sale e tannino fine, la traiettoria evolutiva diventa concreta.
Il “rosso contemporaneo” non è un capriccio modaiolo: è un cambio di paradigma. Meno legno, meno muscolo, più dettaglio, più ritmo, più luogo nel bicchiere. È ciò che il consumatore chiede oggi, e che i numeri del mercato, nel bene e nel male, stanno già premiando sulla fascia di qualità che non urla ma convince.
L’articolo Ecco sei vini rossi contemporanei da mettere in carta e in cantina è tratto da Forbes Italia.
